LA STORIA DI

Francesca, mamma di Elisa

“Mia figlia ha vinto la sua battaglia. L’ultimo intervento non era mai stato realizzato su una bambina. È tornata addirittura a cavallo, une delle sue passioni. C’è ancora tanto da fare, continueremo a lottare!”

Mia figlia è nata con un’associazione molto rara di patologie cardiache. Lo abbiamo scoperto alla nascita, perché aveva difficoltà a bere il latte. Le è stato diagnosticato uno scompenso cardiaco e siamo state trasferite al Policlinico San Donato.

A soli 19 giorni di vita Elisa ha subito il primo intervento, eseguito dal Dott. Giuseppe Pomé, che da allora è diventato il nostro chirurgo di fiducia.

Abbiamo capito sin dall’inizio che il nostro sarebbe stato un percorso piuttosto travagliato. Non eravamo preparati, ma ci siamo fatti coraggio per dare a Elisa tutto l’amore e la forza di cui aveva bisogno.

La seconda operazione è stata a 3 anni, per correggere il canale atrioventricolare, e a 6 anni la terza, per riparare la valvola mitrale.

Nel frattempo cercavamo di condurre una vita che fosse il più normale possibile. Elisa era costantemente sotto controllo, ma senza troppe limitazioni. Nonostante la cardiopatia congenita, aveva tutto il diritto di vivere la sua infanzia in modo sereno e “spensierato”.

L’ultimo intervento, a febbraio 2016, è stato il più complesso, realizzato dal Dott. Pomé e dal Dott. Lorenzo Menicanti. Oltre alla sostituzione della valvola mitrale e l’impianto del pacemaker, a Elisa è stata effettuata la plastica del ventricolo sinistro. Un intervento unico al mondo, perché non era mai stato eseguito prima su una bambina. Il suo cuore, anche a seguito di un infarto, doveva essere trattato come quello di una “vecchietta”.

Dopo quest’operazione Elisa è rinata: ha ripreso addirittura il suo hobby preferito, andare a cavallo. Trascorriamo molti weekend al maneggio, per gli allenamenti e le gare.

Elisa mi ha insegnato la voglia di vivere e la voglia di lottare per vivere. Non ha mai perso il sorriso, nonostante il dolore.

Siamo grati alla ricerca, perché senza l’evoluzione delle cure non sarebbe stato possibile salvare Elisa.

E siamo grati ai medici, agli infermieri e agli psicologi perché, nonostante tutto, grazie alla loro umanità, conserviamo un bel ricordo della nostra esperienza…

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