Il progetto di Poetry Therapy

La presa in carico dei pazienti, non solo dal punto di vista medico sanitario ma, soprattutto, dal punto di vista della persona, significa prendersi cura di loro creando un ambiente che riduca, per quanto possibile, il senso di estraneità di chi si trova nella condizione di dover far ricorso alle strutture ospedaliere e di cura.

È importante creare le condizioni che consentano ai pazienti di “riconciliarsi con la malattia” attraverso iniziative vicine al loro sentire che, spesso, resta inascoltato. E lo facciamo con una delle medicine naturali più curative che l’uomo abbia mai inventato: la Poesia.

La Poetry Therapy, riconosciuta da tempo come valida forma di terapia, si basa sulla premessa che la scrittura poetica abbia proprietà curative.

La scrittura di poesia e l’interazione con le poesie di altri autori consente ai pazienti di esprimere le proprie emozioni e sentimenti, di dare un senso alle loro esperienze, di imparare a diventare più consapevoli delle scelte personali grazie a una più profonda percezione di sé.

Abbiamo creato così incontri dedicati all’insegna della creatività e della magia della parola poetica, mossi da quella sensibilità necessaria verso la dignità del paziente, nel rispetto della sua sofferenza e solitudine.

Un programma di giornate poetiche che, grazie al supporto e alla collaborazione della poetessa drammaturga e Presidente della Casa della Poesia di Monza, Antonetta Carrabs, vuole regalare ai pazienti ricoverati un momento di creazione e scambio virtuoso attraverso la forza evocativa della poesia.

È una “cura poetica” della persona dove i pazienti, attraverso la narrazione di poesie, possono dare voce ai loro pensieri reinterpretando le poesie di autori famosi quali Montale, Goethe, Alda Merini e molti altri poeti moderni e contemporanei, seguendo la propria ispirazione e fantasia.

Gli incontri non si limitano a una semplice lettura di poesie, ma sono veri e propri interventi poetici e artistici, volti a considerare ogni paziente come “parte del mondo” e non “un mondo a parte”, rendendolo partecipe di un gioco pratico, al fine di poterlo distrarre dalla sua condizione di salute.

Scopri i nostri progetti di umanizzazione